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Editoriale

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In Preludio a un bacio di Tony Laudadio, Emanuele racconta in prima persona la sua storia dolcissima, complicata e anche un po’ surreale. Emanuele è un barbone, un musicista solo che, per mantenersi, suona agli angoli delle strade, facendo innamorare i passanti della sua musica.

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Per chi progetta cose, dall’architetto che progetta case a chi, come me, progetta la comunicazione, il concetto di bellezza è indissolubilmente legato a quello di funzione d’uso: se una cosa funziona e raggiunge l’obiettivo per cui è stata pensata, allora è bella.

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Orione è da sempre una rivista impegnata sul tema delle diversità, con l’obiettivo di fare cultura per scardinare convinzioni, stereotipi e pregiudizi, e insieme creare e percorrere una strada che porti all’inclusione di ogni persona.

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Paul Watzlawick nel suo prezioso Pragmatica della comunicazione umana teorizza, forse per la prima volta con una metodologia scientifica, una serie di assiomi che descrivono proprietà tipiche della comunicazione aventi importanti implicazioni relazionali. L’assunto iniziale è che comunque ci si sforzi, non si può non comunicare, implicando livelli comunicativi non solo di contenuto ma anche di relazione.

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Sin dagli anni del dopoguerra, le narrazioni di Rossellini, Visconti, De Sica, Germi e altri autori del neorealismo, non ultimi Fellini e Pasolini, documentando la realtà, hanno contribuito a costruire l’immaginario delle periferie che ha assunto un aspetto peculiare.

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Ho più volte provato a scrivere e riscrivere questo editoriale per il numero sul sogno e ogni volta ho ricominciato daccapo: quando abbiamo progettato questo numero di Orione eravamo ben lontani dalla pandemia da Covid-19 e la vita scorreva — anzi correva — come al solito.

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Era il 1970 quando, sullo sfondo delle note di Working class hero di John Lennon, usciva la legge n. 300/1970, conosciuta anche come Statuto dei lavoratori, recante «Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale dei luoghi di lavoro e norme sul collocamento».

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Se è vero che oggi la parola disabilità è ancora erroneamente usata, è anche vero che nell’ultimo decennio abbiamo assistito a una varietà di decodificazioni di questo termine che in ogni caso hanno attratto l’attenzione e messo l’accento su tutta una serie di problematiche che la persona diversamente abile deve affrontare.

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L’inclusione è uno degli obiettivi della Fondazione Sinapsi, che non vuole confondersi con l’iperprotezione, ma che vuole significare discriminazione per nessuno, dignità per tutti, insieme alla possibilità di accedere ad esperienze di piacere e benessere.

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La finalità del gioco è quella del puro divertimento: si gioca con l’obiettivo di trascorrere del tempo in modo piacevole. Le origini del gioco sono antichissime e coincidono con la comparsa dell’Uomo sulla Terra.