Skip to content

Francesco Barbato

Giornalista pubblicista
Dottore in filologia moderna

|

— Conservo ancora una cartolina che mi hai spedito da Capo Nord nel ’66, in norvegese, credo avesse una scritta. E sotto la traduzione diceva: “Tutto quello che esiste è bello” con tre punti esclamativi. Ma tu ci credi ancora? — Ai punti esclamativi? No, non ci credo più.

|

Chiunque stia leggendo questo articolo si sarà ritrovato inevitabilmente, volente o nolente, ad ascoltare, attentamente o distrattamente, interpretazioni o conclusioni sul mito dell’androgino, il racconto riguardante le metà che Aristofane espone a tutti i commensali durante simposio di Platone.

|

In un mondo in cui le relazioni diventano sempre più diafane e l’esperienza virtuale assume ogni giorno che passa una rilevanza trascendentale, la condivisione di gioie, dolori, vicissitudini negative o positive, di giornate piene od oziose sul divano è diventata la normale quotidianità della maggior parte della popolazione: dai primi anni dell’adolescenza fino alla terza età inoltrata.

|

IL FILM — Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all’altro, il tizio per farsi coraggio si ripete: fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene. Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio.

|

«Attraverso i grigiori del primo mattino, tra le ombre intricate del bosco a mezzogiorno, nel silenzio della mia biblioteca, durante la notte, mi aveva aleggiato davanti agli occhi e io l’avevo veduta, non come la Berenice viva e palpitante, bensì come la Berenice di un sogno; non come creatura, terrestre, ma come l’astrazione di tale essere; non come una cosa da ammirare, ma da analizzare; non come un oggetto d’amore, ma come il tema della speculazione più astrusa, per quanto disordinata». [1]