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Un’àncora di salvezza

1 Settembre 2022
Soli, seduti in riva al mare, sulla cima di un poggio o sul belvedere più alto, mentre di fronte a noi si schiude un’alba, si increspano le onde o si risveglia un tramonto che lascia sbocciare la notte.

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Un’àncora di salvezza

1 Settembre 2022
Soli, seduti in riva al mare, sulla cima di un poggio o sul belvedere più alto, mentre di fronte a noi si schiude un’alba, si increspano le onde o si risveglia un tramonto che lascia sbocciare la notte.

Quindi si è davvero soli quando restiamo in compagnia della Luna, del suono lontano di qualcosa che è stato o delle stelle che sembrano esserci ma in realtà non ci sono? Con la pandemia il concetto di solitudine sembra essere cambiato, l’idea stessa di intimità familiare o di rilassamento dalle ansie quotidiane è mutato. È come se l’umanità si fosse divisa ancora di più e anche il modo di affrontare i momenti di desolazione porta con sé un modo diverso di viverli. Alcuni hanno iniziato a legare il senso di solitudine esclusivamente a quello di assenza, tristezza, malinconia. In molti hanno abbracciato in questo senso di isolamento, di protezione, qualcosa che potesse rinfrancarli, molti sono affogati nei loro pensieri e non sanno come fare per uscirne o, chissà, non vogliono trovare un modo per venirne fuori. Altri, probabilmente, perché l’isolamento in questi anni ci è stato imposto e quando qualcosa viene mosso da altri contro la nostra volontà, sia pur a fin di bene, risulta quasi sempre indigesto, fanno fatica a reggere il peso di un momento di raccoglimento anche voluto. Tralasciando gli ultimi ventiquattro mesi e di come il mondo sia irrimediabilmente cambiato, resta da capire come e quando qualcuno si sente solo e quante solitudini possano esistere nella nostra anima. Uno spettro di emozioni diverse, soggettive, che non possono essere catalogate. Il ragazzo con una vita difficile potrà sentirsi solo e abbandonato il giorno del più fastoso, ricco e partecipato ricevimento del mondo, mentre dall’altra parte del mondo un altro adolescente, in una tenda del deserto, da solo, circondato da una hammada, con l’unica compagnia della sabbia e del sole, può ritrovare in quegli attimi di solitudine una insperata frescura esistenziale. Quindi si è davvero soli, anche quando in casa con noi non c’è nessuno, quando il telefono non squilla più e tutti gli appuntamenti sono annullati? È tutto relativo. Torniamo al 2019 e ripensiamo a come era considerata la solitudine, l’altra solitudine, la “solitudine buona”, quella voluta, ottenuta, o magari quella che è arrivata in un periodo negativo e che a poco a poco abbiamo iniziato ad apprezzare, magari un po’ alla volta, centellinando i momenti in compagnia a quelli di ritiro ricercato. Allora non ci sarà da vergognarsi se in quegli attimi di dolce malinconia anche la più coriacea delle persone lì fuori abbia provato un po’ di tranquillità. Ed è in quei momenti che l’alba, le onde, un buio tramonto non sono solo scenografia, ma sono la nostra compagnia di quell’istante, e quell’attimo deve bastarci, perché ritornerà il momento di avere la compagnia delle persone che abbiamo desiderato: familiari, amici, amori, in un tempo che non possiamo stabilire, perché man mano che passano i mesi le certezze restano sempre di meno. È difficile intendere come i momenti di solitudine possano essere la spinta per poter apprezzare i futuri istanti di compagnia, anche perché sembra triste da dire, da scrivere o anche soltanto da pensare, quasi nulla è più programmabile. D’altra parte, però, l’indefinito non è un blocco granitico, è un continuo, incessante, vortice di speranze, paure, tormenti e aspettative positive. Quindi l’inaspettato può portare anche a liete sorprese e, anche se il periodo non è dei migliori, quel vortice può far scaturire attimi e giornate che non avevamo mai immaginato di vivere o di rivivere. E quel vortice possiamo intravederlo anche muovendo la tenda, sia che sia la finestra di un ragazzino di 15 anni con la paura del futuro negli occhi o l’ufficio all’ultimo piano di un uomo realizzato che sente costantemente il peso di una responsabilità ottenuta da riportare avanti o il primo piano di un vecchio appartamento che ospita un anziano che prova ancora il bisogno di vivere oltrepassando i lampi di sconforto. Imparare da quei momenti di solitudine, voluti o meno, a scegliere come farsi colpire da quel vortice. Tante persone diverse per tante diverse solitudini. Non si possono giudicare le emozioni degli altri, quindi non potrà esistere un unico modo di osservare le azioni, le reazioni e gli spasmi dell’inconscio dei miliardi di donne e uomini che almeno una volta hanno vissuto questo sentimento. Si può analizzare se stessi, a volte, quando capita, se si riesce a farlo. La solitudine spesso diventa una enorme vasca dentro alla quale ci immergiamo, stiamo bene, con il calore dei ricordi che ci rilassa sempre più. Cose che non abbiamo vissuto sembrano esserci familiari, gli amori che abbiamo perso sembrano essere più felici e travolgenti di quello che erano stati in realtà, momenti che avevamo dimenticato ritornano più emozionanti rispetto a quello che erano stati quel giorno. Ed è in quegli istanti che la realtà sembra isolarsi da noi e non viceversa, e noi siamo su una àncora che sembra inabissarsi all’interno di quella vasca. Succede che dobbiamo aggrapparci a quell’àncora, per non sprofondare più giù, evitando di restare impantanati nelle memorie, di dimenticare cosa ci sia dietro le mura della nostra casa. Aggrappati a quell’àncora, quindi, saldi nel nostro raccoglimento quando ne abbiamo bisogno, ma pronti a fuggire via verso la nostra realtà, una realtà abituale, usuale oppure del tutto nuova che, se smarrita, dobbiamo riconquistare.

per citare questo articolo

Francesco Barbato:

Un’àncora di salvezza,

n. 26 - Solitudini,

settembre-dicembre 2022

ISSN 2611-0210 Orione Cartaceo; ISSN 2611-2833 Orione online in formato accessibile

In questo numero

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In Preludio a un bacio di Tony Laudadio, Emanuele racconta in prima persona la sua storia dolcissima, complicata e anche un po’ surreale. Emanuele è un barbone, un musicista solo che, per mantenersi, suona agli angoli delle strade, facendo innamorare i passanti della sua musica.

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Quando la solitudine non farà più rima con marginalità sociale, etnica, culturale, economica, politica vivremo in una dimensione sana, dove saremo in grado di apprezzare la faccia buona della solitudine. Quella che si traduce in un tempo privato ed estremamente prezioso per ogni singolo essere umano.