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Per la copertina Orione n. 22 "Genere", Illustrazione di Bruna Pallante, omaggio a Freddy Mercury

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Mancanze

1 Aprile 2021
Chiunque stia leggendo questo articolo si sarà ritrovato inevitabilmente, volente o nolente, ad ascoltare, attentamente o distrattamente, interpretazioni o conclusioni sul mito dell’androgino, il racconto riguardante le metà che Aristofane espone a tutti i commensali durante simposio di Platone.
Per la copertina Orione n. 22 "Genere", Illustrazione di Bruna Pallante, omaggio a Freddy Mercury

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Mancanze

1 Aprile 2021
Chiunque stia leggendo questo articolo si sarà ritrovato inevitabilmente, volente o nolente, ad ascoltare, attentamente o distrattamente, interpretazioni o conclusioni sul mito dell’androgino, il racconto riguardante le metà che Aristofane espone a tutti i commensali durante simposio di Platone.

In una vecchia biblioteca, studiandolo in una lezione di filosofia al terzo anno di liceo, ascoltandolo in un programma culturale in televisione oppure in quel leggero capolavoro quale è Tre uomini e una gamba, con Aldo, Giovanni e Giacomo che restano assorti nel racconto dell’inaspettata Marina e della non convenzionalità dell’amore, che aveva spinto Giacomino, in procinto di sposarsi, a lasciar andare tutte le sue certezze dopo lo sconquasso generato dall’incontro con la sua vera, o potenziale — chissà? — metà. Durante la seconda parte del banchetto, i commensali prendono a turno la parola, dialogando ed esponendo la propria visione riguardo l’argomento che è diventato il fulcro dell’opera stessa: l’amore. Aristofane, riportando la sua idea di Eros, a differenza della generale suddivisione in due categorie identifica la storia iniziale del genere umano legata a tre generi: uomo, donna e androgino.

Esseri umani che, nel mito, erano rappresentati in maniera completamente diversa da come li conosciamo, anatomicamente lontani dalla rappresentazione attuale della discendenza di Adamo ed Eva: di aspetto tondo, con quattro gambe, quattro braccia e due organi genitali. L’unità indivisibile degli uomini faceva paura a Zeus, intimorito dalla tracotanza degli esseri umani che, forti della loro innata unione intrinseca e della loro spregiudicatezza, cercarono di soverchiare l’egemonia degli dei dell’Olimpo. La perdita del dominio sugli esseri viventi era la preoccupazione maggiore del dio del cielo e dei fulmini. Il delinearsi di questa situazione instabile, tuttavia, lo pose davanti a un dubbio: l’annichilimento definitivo della razza umana, colpevole di voler defenestrare il potente Zeus, avrebbe causato uno squilibrio trascendentale, lasciando le divinità dell’Olimpo senza sudditi che solevano prostrarsi ingraziandoli con i propri doni e le loro cerimonie. La scelta del signore delle saette volse verso la necessità di “azzoppare” i mortali, lasciandoli ancor più con il desiderio di venerare gli dei, decise così di mutilarli nella loro essenza, li divise, tranciandoli con un fulmine: tagliò a metà gli uomini, le donne e l’androgino, il terzo genere, che accorpava in sé il genere maschile e quello femminile, lasciandoli in balia della ricerca di una imprescindibile completezza che, grazie all’intercessione di Eros, porterà la metà a ricreare la propria totalità perduta. Tralasciando la narrazione del mito, possiamo rendere partecipe la nostra quotidianità dell’essenza della mancanza che pervade tutta l’esposizione filosofica del mito, filtrato in questo caso da Aristofane. La mancanza non può essere stereotipata, è un bisogno soggettivo che vive di mille sfaccettature. Non solo mancanza di sentimento, di carne, di anima, come raccontava Aristofane, ma un bisogno più profondo che spinge a cercare qualcosa che possa completarci. In tal senso è notevole, paradossalmente, accettare l’idea della mancanza. Sentirsi tali in quanto unici, singoli nella propria unicità. Nel nostro tempo, in cui sono stati fatti molti passi avanti nelle battaglie per affermare l’orgoglio della propria identità, in ogni ambito, da quello politico, economico o sessuale, è sempre vivo il bisogno di guardare avanti, potendo mettere come punto imprescindibile dell’esperienza di ognuno di noi la corazza inattaccabile della propria identità, la propria essenza, con la levatura morale e lo spessore di ognuno di noi a fare da battistrada per poter vivere in pieno controllo la nostra vita, guardare avanti nonostante, ancora oggi, esistano molte immagini precostituite che risultano lontane dal progetto di realizzazione di una società moderna, avulsa dai pregiudizi. Una visione serena e tranquilla del futuro, in cui ognuno di noi possa esprimere quelle che sono le qualità della persona, indipendentemente da qualsiasi altro stereotipo edificato dai preconcetti. Una visione sana, pulita, forse anche per questo abbastanza utopistica che, nonostante tutto, ci spinge alla ricerca della nostra concordia interiore, non subordinata alla ricerca dell’altro, anzi, molto spesso la metà mancante dobbiamo cercarla in noi stessi, onorando la nostra natura prima di allargare la prospettiva e rivolgerci al mondo intero.

per citare questo articolo

Francesco Barbato:

Mancanze,

n. 22 - Genere,

gennaio-aprile 2021

ISSN 2611-0210 Orione Cartaceo; ISSN 2611-2833 Orione online in formato accessibile

In questo numero

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Orione è da sempre una rivista impegnata sul tema delle diversità, con l’obiettivo di fare cultura per scardinare convinzioni, stereotipi e pregiudizi, e insieme creare e percorrere una strada che porti all’inclusione di ogni persona.

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Identità sessuale è un termine ‘’ombrello’’ che racchiude in sé diversi aspetti bio-psico-sociali coinvolti nella condizione umana dell’essere sessuati. Nell’identità sessuale si distinguono quattro componenti: il sesso biologico, l’identità di genere, il ruolo di genere e l’orientamento sessuale.