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Omaggio a Emily Dickens, illustrazione di Bruna Pallante

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Voci di… Solitudini

1 Settembre 2022
Se la parola esprime il suono dei pensieri, la scrittura ne conserva la memoria nel tempo: nasce con questa finalità la collaborazione di questi giovani scrittori del liceo Mons. B. Mangino di Pagani, coordinati dalla professoressa Maria Luisa Luciano, che hanno affrontato con grande entusiasmo questa nuova esperienza attraverso un condiviso, quanto efficace gruppo di lavoro.
Omaggio a Emily Dickens, illustrazione di Bruna Pallante

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Voci di… Solitudini

1 Settembre 2022
Se la parola esprime il suono dei pensieri, la scrittura ne conserva la memoria nel tempo: nasce con questa finalità la collaborazione di questi giovani scrittori del liceo Mons. B. Mangino di Pagani, coordinati dalla professoressa Maria Luisa Luciano, che hanno affrontato con grande entusiasmo questa nuova esperienza attraverso un condiviso, quanto efficace gruppo di lavoro.

L’attività ha previsto alcuni incontri di confronto, di selezione e scelta delle differenti sfumature di significato rispetto alla tematica della solitudine. Ognuno ha fatto sentire la propria voce in modo autonomo, originale e con senso di osservazione critica rispetto alla realtà. Possiamo soltanto sperare e augurarci che il loro interesse per la lettura e la scrittura possa accrescersi nel tempo con passione e creatività.

SOLITUDINE VOLONTARIA

Miriam Calce, III C

La curiosità sprona l’occhio della mente e muove i pensieri che meditano colori, idee, suoni, profumi ed effigi che rievocano un ricordo; come la violetta d’acqua dei fiori di Bach, così è la solitudine volontaria. Essa si avvale della distanza, della separazione per nascondersi dallo sguardo altrui e proprio come questo fiore inavvicinabile, la solitudine volontaria fa emergere il suo stelo ma non i suoi petali che trovano dimora sotto il primo velo acquoso. La trasposizione in chiave allegorica della solitudine volontaria avanza la sua essenza che va ricercata nella profondità. Ė come una persona che si rifugia nella propria dimora fisica e mentale, che lascia di sé solo la parte più effimera, quasi evanescente; ha un movente che oscilla fra le proprie tensioni e la propria ricerca della felicità. La solitudine volontaria lascia anche eclissati stati d’animo che si sentono vittime di inganni; si prosegue fiduciosi, e prima del traguardo si è vinti dalla frode e si è ostacolati nel ritentare. Ciò può condurre le persone a isolarsi, a chiudere le proprie parole in silenzi pur di non dolere di nuovo. D’altra parte restare soli con il proprio io è anche un momento tanto eccelso da esser cura alla smania di questa vita assai fugace.

SOLITUDINE ESISTENZIALE

Annapia Desiderio, III B

«Si è un po’ soli nel deserto», disse il piccolo principe. 
«Si è soli anche con gli uomini», rispose il serpente… 1

Spesso ci si sente soli anche con gli uomini, ci si sente disconnessi dagli altri. Ci si sente disadattati, separati dal nostro ambiente e da coloro che ci circondano. Sicuramente sarà capitato almeno una volta a noi tutti di sentirci così. Però purtroppo il disagio non è l’una tantum ma il vivere ciclicamente questa condizione che prende il nome di solitudine esistenziale. A proposito di sentire questo distacco dal resto del mondo ci sarà capitato di ascoltare inviti ad uscire di più, a socializzare di più. Io stessa ho sentito dire: «Devi uscire di più, il tuo problema è che non esci!» Insomma, nulla di nuovo… Ma purtroppo la solitudine esistenziale è un disagio che non può in alcun modo essere affrontato uscendo di più e conoscendo più persone; bisognerebbe piuttosto cercare di risalire alla causa, ovviamente con l’aiuto di un esperto e lavorare su quella causa che genera il “sintomo”. Per esempio, questo tipo di solitudine è riconducibile all’assenza di un significato per la propria vita che contribuisce al nostro sentirci alienati dal resto del mondo. Qualora dovessimo trovarci di fronte qualcuno che si sente così, cosa fare per evitare che cada in questa condizione ciclica? Cerchiamo di essere guida, standogli accanto giorno per giorno, un passo alla volta senza mai lasciarlo solo.

SOLITUDINE NELLO SPORT

Francesco Buonocore III C

La solitudine si presenta anche quando stiamo facendo qualcosa di piacevole e inclusivo come lo sport. La voglia di vincere e superare i traguardi imposti da se stessi è il principale motivo che porta uno sportivo a ricercare la concentrazione nell’isolamento. Ogni sportivo entra in un meccanismo puntando sempre a superare i propri limiti e le proprie difficoltà per arrivare a perseguire un obiettivo soddisfacente. Di certo chi pratica sport individuali è più esposto a cadere in una situazione di solitudine perché, pensando solo a se stessi, non si ha la responsabilità di un’intera squadra che conta sul supporto collettivo. In questi tipi di sport si gioisce delle vittorie di un singolo, i meriti sono attribuiti maggiormente a lui; ma quando l’atleta perde, le critiche e le pressioni ricadono solo sul protagonista: più lo sport è visto in ottica agonistica, tanto più sarà la voglia dello sportivo di riscattarsi e richiudersi in se stesso per riflettere sui propri errori. Bisogna contare esclusivamente sulle proprie forze, non si ha l’appoggio di un gruppo e il senso di solitudine aumenta. Ho sempre praticato sport individuali come il nuoto, il pugilato, lo sci; ci sono dei momenti in cui tutto intorno a me scompare e mi ritrovo da solo: cerco di migliorare la bracciata per potenziare la velocità in acqua oppure mi sforzo di gestire al meglio un diretto destro per destabilizzare l’avversario sul ring. La voglia di migliorare induce a credere sempre di più in noi stessi e nelle nostre capacità, l’autostima cresce e così riusciamo a trovare il coraggio e la forza di affrontare le ben più serie difficoltà che la vita ci prospetta. Chi pratica sport individuali agonistici deve rispettare protocolli di allenamento rigidi e avere ritmi differenti rispetto alla vita dei propri amici a causa di settimane di preparazione atletica e lavoro interiore alla ricerca di una corretta forma fisica e soprattutto psicologica. Colui che si allena deve privarsi di vivere la vita del proprio gruppo. Chiaramente l’effetto di questo modo di vivere può essere duplice: il gruppo ti considera leader, ma diverso dalla massa; oppure tende ad allontanarti perché non sei partecipe delle decisioni. L’atleta, specialmente se giovane, deve riuscire in un compito molto difficile: quello di coordinare l’aspetto agonistico con quello sociale in modo da non perdere i momenti più emozionanti della propria vita. Sono molti gli esempi di solitudine negli sport individuali; basti pensare al pugile Sonny Linston che, dopo aver subìto una grande sconfitta durante un match contro Muhammad Ali, noto per il “pugno fantasma” che portò l’atleta ad andare KO, fu allontanato dai riflettori e da un giorno all’altro abbandonato dai propri tifosi. Altre volte, alcuni sportivi sono stati obbligati al ritiro dalla ribalta a causa di avvenimenti molto criticati come Tommie Smith e John Carlos, esclusi dai giochi Olimpici del ‘68 per aver alzato il pugno serrato sul podio per manifestare contro il razzismo. Più degli atleti, a subire la solitudine, inoltre, sono gli arbitri che non sono supportati da nessuna tifoseria e sono costantemente giudicati e criticati per le loro scelte. Il tifoso addossa la colpa della sconfitta all’arbitro che emana un verdetto sotto pressione e in pochi secondi. Lo sport ha il grande vantaggio di rendere famoso un atleta, ma, con la stessa rapidità, di dimenticarlo. Non c’è solitudine più assoluta e difficile di sentirsi nessuno quando prima si era tutto. 

«Oh vana gloria de l’umane posse! 
com’poco verde in su la cima dura, 
se non è giunta da l’etati grosse!»²

SOLITUDINE SILENZIOSA 

Miriam Moscariello, V H

Quante volte ci è capitato che, circondati da mille persone, bastasse pensarne una ed essere pervasi da un sentimento di tristezza? A volte non è importante con quante persone trascorri le tue giornate, ma con chi lo fai. Non tutti però, riescono ad esprimere quanto sentirsi soli sia devastante fino a non riuscire nemmeno a divertirsi, anche quando tutto ciò che ci circonda, è soddisfacente. Neppure quando si ottengono ottimi risultati a scuola, medaglie sportive e numerosi riconoscimenti. Leopardi diceva: «La solitudine è come una lente d’ingrandimento: se sei solo e stai bene stai benissimo, se sei solo e stai male stai malissimo».³ C’è chi fa della propria solitudine un punto di forza e chi invece non vorrebbe altro che qualcuno stia al suo fianco e lo accompagni nelle avventure e disavventure della vita. La solitudine è un ossimoro della vita. Silenziosa dentro e rumorosa fuori. La solitudine spesso ti devasta, ti consuma, tutt’intorno muta, le parole diventano pesanti, le ferite non si sentono, un abbraccio può infastidire, le domande sono scomode. La solitudine è solo una conseguenza di chi ha sopportato tanto. In fin dei conti, pur sempre meglio la solitudine che la falsità.

NOTE

3 Giacomo Leopardi: Pensieri — Le Monnier — 1845

per citare questo articolo

Liceo statale Mons. B. Mancino di Pagani - Salerno:

Voci di… Solitudini,

n. 26 - Solitudini,

settembre-dicembre 2022

ISSN 2611-0210 Orione Cartaceo; ISSN 2611-2833 Orione online in formato accessibile

In questo numero

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In Preludio a un bacio di Tony Laudadio, Emanuele racconta in prima persona la sua storia dolcissima, complicata e anche un po’ surreale. Emanuele è un barbone, un musicista solo che, per mantenersi, suona agli angoli delle strade, facendo innamorare i passanti della sua musica.

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Quando la solitudine non farà più rima con marginalità sociale, etnica, culturale, economica, politica vivremo in una dimensione sana, dove saremo in grado di apprezzare la faccia buona della solitudine. Quella che si traduce in un tempo privato ed estremamente prezioso per ogni singolo essere umano.