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grafica, dettaglio di copertina

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Una questione di equilibrio

1 Settembre 2022
«Paradossalmente, la capacità di stare soli è la condizione prima per la capacità di amare», affermava Erich Fromm in un suo scritto. Questa frase è frutto di chi ama la solitudine e rispecchia, essenzialmente, la preferenza di un certo stile di vita.
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Una questione di equilibrio

1 Settembre 2022
«Paradossalmente, la capacità di stare soli è la condizione prima per la capacità di amare», affermava Erich Fromm in un suo scritto. Questa frase è frutto di chi ama la solitudine e rispecchia, essenzialmente, la preferenza di un certo stile di vita.

Soffrire la solitudine è una condizione soggettiva; esistono svariati punti di vista e motivazioni per la quale una persona sceglie di vivere in tal modo. Tale approccio di vita può essere perdurante nel tempo o momentaneo, in base a fattori predisponenti della personalità analizzata. Essere soli per scelta è una modalità che risponde a determinati quesiti e trovarne le relative risposte.

Un soggetto solo, incapace di socializzare e intraprendere rapporti stabili con le persone amate subisce tale stato di solitudine per quelle condizioni personali e per le conseguenti scelte. Appare chiaro che è doloroso essere soli e incompresi, ovvero non avere persone con le quali poter scambiare confidenze ed esperienze. Nella fase adolescenziale, i giovani sperimentano la solitudine rifugiandosi nel mondo della tecnologia in modo da sfuggire alle preoccupazioni, alle delusioni e per superare le insicurezze tipiche di questa età. Il modo di pensare dei ragazzi li conduce a chiudersi in questo mondo irreale, facendo sì che molte volte la realtà virtuale sia più interessante di quella reale. Ciò comporta l’interruzione dei rapporti con coloro che li circondano; genitori, amici e insegnanti. Se da un lato l’uso eccessivo della tecnologia può essere prettamente dannoso, d’altro lato aiuta la risoluzione di molti problemi quotidiani dal più banale al più serio. Senza di essa, durante il periodo di lockdown, i giovani si sarebbero sentiti ancora più soli di quanto effettivamente lo erano già. Comunque l’abuso di strumenti tecnologici porta i ragazzi ad isolarsi e ad estraniarsi dalla realtà che li circonda, lasciandoli come sospesi nel vuoto. La solitudine tecnologica porta a innalzare barriere, che escludono il confronto sociale. Un fenomeno molto diffuso e distruttivo in rete, è quello delle challenge, che portano i giovani all’autodistruzione fisica e mentale. Tale fenomeno può coinvolgere qualunque individuo, indipendentemente dalla sua condizione socio-culturale. Queste challenge dimostrano realmente quanto la solitudine sia nascosta nei gesti quotidiani, e nella piccole cose, compiute involontariamente nella frenetica vita di tutti i giorni. Un individuo che segue tali indicazioni, è la prova di quanto la generazione Z si senta sola e di quanta gran parte della colpa sia della tecnologia. Spesso si entra in questa fase proprio perché attraverso i social media si creano canoni di bellezza non esistenti e i giovani, credendo di non rientrare in questi standard, si sfogano sui siti anonimamente, parlando con sconosciuti, spesso mal intenzionati. Un tempo si preferiva, ed era anche l’unica possibilità, socializzare per lo più per strada o nei cortili con i propri amici, mentre oggi solo o quasi esclusivamente mediante gli strumenti offerti dai social-media. Questa modalità di socializzazione aiuta a nascondere meglio i difetti, o quelli che si credono tali, evidenziando invece i soli pregi. Questa modalità di relazione, porta i ragazzi a essere più soli e senza possibilità di migliorare il loro metodo di approccio al mondo reale. 

Intraprendere uno scambio socio-culturale con chi ci circonda è una delle cose più belle che esista. Una delle attitudini dell’uomo è la capacità di comunicazione e dovrebbe sfruttarla al meglio in ogni momento della sua vita. Altra forma di solitudine molto diffusa è quella dovuta alla vecchiaia. Spesso, le persone anziane si ritrovano catapultate in un contesto di solitudine dovuto al fatto di aver smesso di lavorare e di stare lontani dalle persone a loro care. Inoltre, l’insorgere di malattie e l’indifferenza di chi si dovrebbe prendere cura di loro fanno la loro parte. Tutte queste concause conducono spesse volte al fenomeno doloroso dell’abbandono dei vecchi nelle strutture di accoglienza che, da luoghi di cura e ricovero, si trasformano in tristi anticamere della morte. Altra solitudine molto diffusa è quella dovuta alla disoccupazione. Questa conduce l’uomo a isolarsi dal resto del mondo per la impossibilità di riuscire a trovare un lavoro che il malcapitato percepisce come una sconfitta personale dovuta a una sua incapacità e che lo induce ad isolarsi per la vergogna di questo fallimento.

Anche il fenomeno del bullismo, che devasta i giovani in età scolastica è generatore oltre che di violenza, di chiusura e di isolamento delle vittime, costrette, per l’indifferenza delle persone vicine, a rifugiarsi dentro di sé e vivere così la triste esperienza dello stare soli.Ultimamente l’umanità ha conosciuto e subìto una nuova violenta forma di solitudine: quella legata alla pandemia. La paura del contagio ha indotto le persone a una nuova forma di isolamento sconosciuto da tempo ed in questa condizione ha subito gli effetti devastanti della solitudine del terrore. Si può concludere, al termine di questa riflessione, che la solitudine fa la sua comparsa ogni volta che il normale equilibrio della vita sociale è turbato da fatti che violentemente irrompono nella vita quotidiana.

per citare questo articolo

Scuola Secondaria di Primo grado G. A. Rocco:

Una questione di equilibrio,

n. 26 - Solitudini,

settembre-dicembre 2022

ISSN 2611-0210 Orione Cartaceo; ISSN 2611-2833 Orione online in formato accessibile

In questo numero

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In Preludio a un bacio di Tony Laudadio, Emanuele racconta in prima persona la sua storia dolcissima, complicata e anche un po’ surreale. Emanuele è un barbone, un musicista solo che, per mantenersi, suona agli angoli delle strade, facendo innamorare i passanti della sua musica.

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Quando la solitudine non farà più rima con marginalità sociale, etnica, culturale, economica, politica vivremo in una dimensione sana, dove saremo in grado di apprezzare la faccia buona della solitudine. Quella che si traduce in un tempo privato ed estremamente prezioso per ogni singolo essere umano.