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Promuovere la solidarietà

1 Settembre 2022
«La solitudine non è mica una follia. È indispensabile per star bene in compagnia». La solitudine può avere sia aspetti positivi che negativi nell’esistenza di un uomo, dipende da noi, dallo stato d’animo, da ciò che ci accade nel corso della vita.

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Promuovere la solidarietà

1 Settembre 2022
«La solitudine non è mica una follia. È indispensabile per star bene in compagnia». La solitudine può avere sia aspetti positivi che negativi nell’esistenza di un uomo, dipende da noi, dallo stato d’animo, da ciò che ci accade nel corso della vita.

Siamo abituati a convivere con la solitudine sin dal momento in cui nasciamo. Sia le madri che i figli sono soli ad affrontare il momento del parto, ma sono estremamente simbiotici nel vivere l’esperienza ed il mistero più bello che è quello di dare e ricevere la vita e subito dopo di affrontare il distacco. Il bambino che cresce impara ad acquisire sempre maggiori spazi di autonomia, staccandosi dall’essere un tutt’uno con la madre e costruendo la propria identità. Emblematico, se ci pensiamo, il momento in cui compie i primi passi: perché sia possibile deve lasciare la mano della mamma che lo ha sorretto fino a un attimo prima e guardare avanti da solo. La solitudine di questa azione ha in sé un atto di coraggio che è possibile perché il bambino è rassicurato dallo sguardo della madre che resta fisso su di lui pur se quest’ultimo non lo vede. La solitudine è una sensazione, uno stato di coscienza che si avverte, ed è ben diversa dal decidere di volere stare soli che è una scelta personale, un’esigenza che ogni essere umano cerca nella vita, per riflettere su sé stessi, sulla parte più intima, sul piacere a volte di trascorrere del tempo in pieno isolamento; ci sono alcuni uomini che ne fanno addirittura uno stile di vita.

Esistono diversi tipi di solitudine: una soggettiva, una oggettiva e poi una scelta e voluta, di cui abbiamo parlato poco prima. La solitudine soggettiva è quella in cui ci si sente profondamente soli, si avverte un vuoto incolmabile ed anche se si è circondati da tante persone il nostro stato d’animo non ci fa vedere e sentire l’affetto e il calore della gente e ci sentiamo profondamente incompresi. Il confine con la solitudine oggettiva è molto sottile perché in questo caso effettivamente non ci sono persone interessate all’altro, si risulta essere invisibili. Il profondo senso di vuoto che si avverte a volte si trasforma in depressione e succede soprattutto quando non è una scelta essere o stare soli ma una conseguenza di una paura o insicurezza ed in quel caso è una brutta bestia. Una ricerca americana ha trovato un legame tra la solitudine e il maggior rischio di infarto, demenza, pressione alta e un generale aumento nel rischio di morte prematura del 50%. Riguardo agli effetti psicologici, la solitudine è strettamente collegata alla depressione, l’ansia e le tendenze suicide.Negli adulti può portare all’alcolismo mentre nei minori a comportamenti auto-distruttivi, antisociali e persino delinquenziali. Nella vita di tutti i giorni il sentirsi soli può compromettere lo svolgimento delle normali incombenze quotidiane e farci sentire come se fossimo delle comparse invisibili nel mondo.

La solitudine è una sofferenza, ma anche una risorsa, come cantava Gaber: coltivare il dialogo interiore, prendere coscienza del sé più autentico, diventa una forma di autoterapia, è necessaria per non “perdere i pezzi” di sé per compiacere chi ci sta intorno. Leggere la solitudine e le sue sofferenze può aiutare a capire cosa desideriamo o ci aspettiamo dagli altri e offrirci una prospettiva nuova da cui guardare all’intimità, all’amicizia, all’amore. La solitudine non è soltanto una carenza, ma può rappresentare una risorsa a disposizione del singolo per ritrovare una sua identità di fondo, anche in una società difficile come l’attuale. Appaiono sempre più evidenti i contraccolpi della pandemia e dei ripetuti lockdown sulla salute mentale di buona parte della popolazione mondiale. Senso di solitudine, scarse amicizie, socialità ridotta, in particolare, sembrano aver colpito soprattutto le fasce più giovani. Sebbene le reazioni siano state di portata molto diversa, è innegabile che amicizia e solitudine siano diventati due concetti protagonisti a causa della pandemia. I danni post Covid nei bambini e nei giovani si vedranno nei prossimi anni, nella speranza che la società saprà far fronte a tutto ciò, ponendo l’attenzione all’ascolto del disagio di coloro che saranno il futuro di una società che ha vissuto degli anni tremendi, ma che nonostante tutto in essi ha trovato la forza di reagire e andare avanti. Gli studiosi distinguono tra una solitudine affettiva e una solitudine sociale. La prima è caratterizzata dal senso di abbandono e di vuoto, di grande vulnerabilità e impotenza. È la paura di non farcela di fronte agli impegni ordinari della vita. La solitudine sociale si esprime invece nella difficoltà a collocarsi nella società, per cui ci si sente fuori posto, non accettati e riconosciuti, o addirittura esclusi e rifiutati dagli altri. C’è poi la solitudine connessa alla disabilità delle persone fragili e delle loro famiglie.

Un intreccio che rende ancora più grave e profonda questa problematica, facendo cadere nell’emarginazione più totale, a volte nell’abbandono vero e proprio, migliaia di persone e famiglie. Pensiamo, invece, che la disabilità possa diventare opportunità per creare circolarità in una comunità locale, costruire e cementare reti di prossimità, promuovere solidarietà a tutti i livelli, relazioni e capacità di interagire con gli altri, sperimentare nuove e innovative forme di welfare.

per citare questo articolo

Medea:

Promuovere la solidarietà,

n. 26 - Solitudini,

settembre-dicembre 2022

ISSN 2611-0210 Orione Cartaceo; ISSN 2611-2833 Orione online in formato accessibile

In questo numero

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In Preludio a un bacio di Tony Laudadio, Emanuele racconta in prima persona la sua storia dolcissima, complicata e anche un po’ surreale. Emanuele è un barbone, un musicista solo che, per mantenersi, suona agli angoli delle strade, facendo innamorare i passanti della sua musica.

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Quando la solitudine non farà più rima con marginalità sociale, etnica, culturale, economica, politica vivremo in una dimensione sana, dove saremo in grado di apprezzare la faccia buona della solitudine. Quella che si traduce in un tempo privato ed estremamente prezioso per ogni singolo essere umano.