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Orione 28 - Pensiero magico - Dettaglio di copertina. Illustrazione di Bruna Pallante: Omaggio a Vinicio Capossela

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Quello che i soldi non possono comprare

8 Maggio 2023
Nonostante la mia oramai remota laurea in Filosofia, per anni mi sono rifiutato di leggere la Filosofia contemporanea: la sensazione che in quest’epoca i pensatori si fossero troppo allontanati dalla realtà, che si rifiutassero di occuparsi dei problemi che ci affliggono, che prediligessero un atteggiamento distaccato e da turris eburnea, caratterizzato dal pensiero che finisce per avvolgersi su sé stesso, senza essere realmente utile alla società e agli altri, ermetico e incomprensibile, mi rendeva impossibile continuare a perseguire quella che è sempre stata la mia grande passione.
Orione 28 - Pensiero magico - Dettaglio di copertina. Illustrazione di Bruna Pallante: Omaggio a Vinicio Capossela

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Quello che i soldi non possono comprare

8 Maggio 2023
Nonostante la mia oramai remota laurea in Filosofia, per anni mi sono rifiutato di leggere la Filosofia contemporanea: la sensazione che in quest’epoca i pensatori si fossero troppo allontanati dalla realtà, che si rifiutassero di occuparsi dei problemi che ci affliggono, che prediligessero un atteggiamento distaccato e da turris eburnea, caratterizzato dal pensiero che finisce per avvolgersi su sé stesso, senza essere realmente utile alla società e agli altri, ermetico e incomprensibile, mi rendeva impossibile continuare a perseguire quella che è sempre stata la mia grande passione.

Contestualmente atterravo professionalmente in un mondo apparentemente molto distante, fatto per converso proprio di utilità per gli altri, il cui mantra mi sembrava essere “prima facciamo e poi ci pensiamo sopra”: il mondo degli ingegneri mi appariva all’opposto rispetto all’esperienza che avevo fatto per 5 anni nei cortili della Facoltà di Filosofia, dove prima di sperimentare qualsiasi cosa sembrava essere obbligatorio dedicarsi alla scienza, cara a Umberto Eco, della tetrapiloctomia.1 In realtà, come spesso accade, nulla al mondo è realmente monocolore, le sfumature di grigio sono infinite e nel corso degli anni mi sono reso conto di quanto l’apparente distanza tra i due mondi sia davvero solo apparente e di quanto sia necessario, in particolare coi problemi globali di incredibile complessità e strettissima interconnessione che dobbiamo affrontare ai giorni nostri, intersecare in maniera sempre più stretta il fare e il riflettere, tornando a una dimensione che in parte somigli a quella che caratterizzava la filosofia antica, quando la figura del filosofo e quella dello scienziato erano quasi indistinguibili. Ovviamente la specializzazione dei saperi e l’ampiezza e la profondità delle conoscenze necessarie rendono impossibile in questo secolo condensare in figure uniche questi aspetti, ma per fortuna abbiamo oramai imparato che lavorando assieme si possano ottenere dei tutto che sono incredibilmente più grandi e interessanti della somma delle parti.

Questa doverosa premessa introduce il libro che voglio presentare alle lettrici e ai lettori di Orione: si tratta dell’opera di un filosofo contemporaneo, che mi è stato regalato dal mio amico Antonio — che è, per l’appunto, un ingegnere! Entrambi abbiamo apprezzato la prospettiva che il volume offre e ci siamo scambiati opinioni e impressioni ciascuno dal proprio punto di vista. Si tratta di Quello che i soldi non possono comprare, di Michael J. Sandel.2 Sandel è un filosofo morale, docente ad Harvard, dove si occupa di Teoria del governo, e ha raggiunto una certa notorietà anche in Italia grazie a un saggio dal titolo La tirannia del merito,3 in cui smonta la retorica sulla meritocrazia che ha ingombrato larga parte del dibattito pubblico negli ultimi anni. Anche io sono partito da questo libro nella scoperta dell’autore, ma la vera folgorazione sulla via di Damasco è arrivata con Quello che i soldi non possono comprare, perché è in questo libro che il pensatore rende evidente quanto siamo oramai abituati a considerare il libero mercato alla stregua del pensiero magico per i bambini. Quando non ci sembra che ci siano soluzioni praticabili, quando le crisi mordono pesantemente incidendo sulla vita quotidiana di ognuno di noi, il mantra che ci viene propugnato è sempre quello: «lascia fare al mercato», «il problema sono i vincoli che abbiamo messo alla libertà del mercato», e discorsi simili. Sembra davvero che la fede cieca nel libero mercato possa essere la risposta magica a ogni problema, anche quelli più intricati che non si lasciano semplificare e ridurre, che vanno affrontati con un approccio olistico e che non necessariamente possono essere misurati attraverso il denaro. L’approccio che Sandel critica è proprio questo: la logica del mercato — sostiene — ha invaso tutte le sfere della vita umana, trasformando la nostra economia di mercato in una società di mercato. Il concetto viene spiegato sin dall’introduzione, quando Sandel afferma: «senza rendercene conto, senza aver mai deciso di farlo, siamo passati dall’avere un’economia di mercato all’essere una società di mercato». Qual è la differenza? E soprattutto, Sandel è per caso un pensatore radicale, alternativo, naïf, incosciente della storia e delle dinamiche del mondo contemporaneo? In realtà non lo è per nulla, conosce benissimo i vantaggi e mi verrebbe da dire l’ineluttabilità storica — in questo momento — dell’economia di mercato. Solo, da buon appassionato di Kant, cerca di stabilire dei confini, dei limiti, onde evitare che da economia si passi a società di mercato, che tutto riporta all’unico minimo comune denominatore del denaro, per misurare tutto attraverso quel metro. Sempre nell’introduzione, l’autore illustra alla perfezione la differenza tra i due concetti: «La differenza è questa: un’economia di mercato è uno strumento – prezioso ed efficace – per organizzare l’attività produttiva.

Copertina del libro “Quello che i soldi non possono comprare, edito da Feltrinelli

Una società di mercato è un modo di vivere in cui i valori di mercato penetrano in ogni aspetto dell’attività umana. Un luogo dove le relazioni sociali sono trasformate a immagine del mercato. Il grande dibattito assente nella politica contemporanea riguarda il ruolo e la portata dei mercati. Vogliamo un’economia di mercato o una società di mercato? Quale ruolo dovrebbero giocare i mercati nella vita pubblica e nelle relazioni personali? Come possiamo decidere quali beni debbano essere comprati e venduti, e quali vadano governati da valori non di mercato? In che ambiti le ingiunzioni del denaro non dovrebbero funzionare?». La prima parte del libro è sconsolante: si intitola Saltare la coda ed è una sorta di carrellata su comportamenti che il mercato consente e che, elencati in successione, fanno sinceramente rabbrividire, ti fanno domandare «come siamo potuti arrivare a questo punto?». Si va dall’idea di pagare qualcuno che faccia la coda al posto nostro fino ai medici concierge, toccando il fenomeno del “secondary ticket”4 con particolare riferimento a eventi moralmente sensibili, almeno per chi è credente, come le messe del Papa. Tutti fenomeni in cui il mercato consente di accedere attraverso “scorciatoie pagate” a beni o servizi quantitativamente scarsi, che prevedono quindi, proprio per impedire il rialzo incontrollato dei prezzi, una politica della coda. In questo caso il pensiero magico del mercato semplifica: pago qualcuno che si affatichi al mio posto e arrivo a coda terminata, pagando qualcuno che l’abbia fatta al mio posto.

La seconda parte è forse ancora più avvilente, perché incide maggiormente su questioni morali e si intitola Incentivi. Questa sezione del libro è quella a mio avviso più politica, perché purtroppo siamo oramai tristemente abituati in moltissimi settori, da quelli pubblici di governo alla gestione di moltissime aziende pubbliche e private, a sistemi basati su incentivi, al punto che a volte si tende a pensare all’economia come una sorta di “scienza degli incentivi”. Il problema è che se si prova a tirare una linea che prosegua il concetto di incentivi spingendolo sempre un po’ più in là, abbassando i propri scrupoli morali perché la logica di base sembra sempre essere la stessa, si finisce in situazioni davvero aberranti. Sandel parla di compravendita di permessi per la procreazione, di acquisto del diritto di inquinare fino alla possibilità di cacciare specie protette, sempre grazie alla logica degli incentivi. Il capitolo si chiude con una riflessione di questo tenore: «gli incentivi sono interventi che l’economia (o il decisore pubblico) progetta, costruisce e impone al mondo. Sono modi per spingere le persone a perdere peso, o a lavorare duro, o a inquinare meno. “Gli economisti vanno pazzi per gli incentivi,” hanno scritto Levitt e Dubner. “Amano inventarseli e vederli messi in pratica, così da farne l’oggetto di ulteriori studi ed elucubrazioni. L’economista-tipo vive nell’incrollabile convinzione che l’umanità non sia ancora riuscita a inventarsi un problema che lui non saprebbe facilmente risolvere, se solo gli fosse data piena facoltà di varare un opportuno piano di incentivi. Un piano magari poco democratico, e non avulso da coercizioni, spropositate sanzioni, soppressione delle libertà pubbliche e altro ancora, ma statene pur certi, almeno il problema verrebbe risolto. L’incentivo è come un proiettile, o una piccola leva, o una chiave: un oggetto minuscolo eppure dotato dello strabiliante potere di cambiare la situazione una volta per tutte». I capitoli successivi problematizzano il rapporto tra mercato e morale: il terzo si intitola infatti Come i mercati allontanano la morale (e non posso non segnalare la parte dedicata a Economizzare l’amore), il quarto, uno dei più inquietanti, I mercati della vita e della morte. Qui vengono mostrate le estreme conseguenze, con esiti che non esito a definire raccapriccianti, del trasformare l’economia di mercato in società di mercato, andando quindi a coinvolgere nelle logiche di compravendita davvero ogni valore e ogni momento delle nostre vite. Ciò che più sconvolge è che non si percepisce un salto qualitativo nelle logiche che l’autore mostra, ma semplicemente una progressione, un applicare una metodologia che ci appare utile, risolutiva, inevitabile fino a un certo punto, ma andando oltre quel punto: non si modifica l’impianto, solo la si spinge sempre un po’ più in là. L’ultimo capitolo, dal titolo Diritti di denominazione è solo apparentemente più leggero: tutto sommato dopo aver letto di mercificazione di vita e morte, l’idea che una società possa acquistare la denominazione di uno stadio di baseball appare più che accettabile. Ma anche qui Sandel problematizza, in maniera tutt’altro che banale, quando si chiede: « […] qual è il problema di un mondo in cui il pensiero di mercato e le relazioni di mercato invadono ogni attività umana? Per descrivere che cosa c’è di inquietante in questa situazione, abbiamo bisogno del vocabolario morale della corruzione e del degrado. E per parlare di corruzione e di degrado si deve fare appello, almeno implicitamente, a concezioni della vita buona». Ancora una volta il punto è che non possiamo permetterci di pensare al mercato in chiave di pensiero magico che tutto risolve e a cui affidarci ciecamente. Abbiamo bisogno invece di esercitare il nostro pensiero critico, di affinare i nostri giudizi morali, di chiederci serenamente, seguendo la frase che chiude il volume se: «Vogliamo una società in cui ogni cosa è in vendita? Oppure ci sono certi beni morali e civici che i mercati non onorano e che i soldi non possono comprare?». In definitiva si tratta di un libro che può aiutare chiunque a comprendere e a farsi domande, a ragionare seguendo l’autore, e risponde al requisito di cui parlavo in apertura: si tratta di filosofia che non ha paura di affrontare problemi concreti, che coinvolgono pesantemente la vita di ciascuno di noi. Un pensiero libero e coinvolgente, che rifiuta di avvitarsi su sé stesso e chiede invece al lettore di prendere posizione, di aumentare lo spazio di critica, di non accettare passivamente ciò che gli accade intorno. Il libro è accessibile a chiunque, anche a chi non sia abituato a leggere libri di filosofia, grazie a un sforzo divulgativo dell’autore davvero notevole, che esprime concetti complessi in maniera comprensibile e introduce al pensiero di altri autori guidandoci passo passo, senza però mai cadere nel banale o nell’ipersemplificazione. Un pensiero che non ha paura di essere complesso, ma che al contempo sembra voler rivolgersi a chiunque voglia ascoltarlo. E ci aiuta a contrastare con la ragione la fede incrollabile nel pensiero magico del libero mercato.

NOTE

1 Il dipartimento di Tetrapiloctomia ovvero dell’arte dello spaccare il capello in quattro è uno dei dipartimenti della Facoltà di Irrilevanza Comparata, di cui parla Umberto Eco ne Il secondo diario Minimo (Bompiani, 2013)

2 Michael J. Sandel: Quello che i soldi non possono comprare: I limiti morali del mercato — Feltrinelli — 2015

3 Michael J. Sandel: La tirannia del merito: Perché viviamo in una società di vincitori e di perdenti —  Feltrinelli — 2021

per citare questo articolo

Aldo Torrebruno:

Quello che i soldi non possono comprare,

n. 28 - Pensiero magico,

maggio-agosto 2023

ISSN 2611-0210 Orione Cartaceo; ISSN 2611-2833 Orione online in formato accessibile

In questo numero