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Povero il Paese che ha bisogno di eroi

18 Aprile 2019
Quando le cose si mettono male, invece di rimboccarsi le maniche per provare a risalire la china, ci si mette in attesa del “Salvatore” e il “Salvatore” è sempre un eroe o un santo.

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Povero il Paese che ha bisogno di eroi

18 Aprile 2019
Quando le cose si mettono male, invece di rimboccarsi le maniche per provare a risalire la china, ci si mette in attesa del “Salvatore” e il “Salvatore” è sempre un eroe o un santo.

Le nostre narrazioni sono piene di eroi che da soli, forti delle proprie convinzioni, contando solo sulle proprie forze, riescono a sconfiggere le forze del male e i cattivi di sempre. Lo schema culturale è classico e rassicurante e ha popolato la letteratura e il cinema di ogni tempo. Ci sono i cattivi che maltrattano e si approfittano dei più deboli, dei vulnerabili e degli indifesi, quasi sempre poveri, donne e bambini. I cattivi sono sempre ricchi e potenti o complici/servi di ricchi e potenti, arroganti, prepotenti, malvagi, subdoli e sleali, razzisti e intolleranti. Viceversa l’eroe è sempre umile e onesto, leale e coraggioso, apparentemente indifeso, sempre contro il potere vigente, a volte anche con un passato oscuro ma sempre proiettato verso un futuro glorioso e vincente. Che si tratti di Mosè o di Giovanna D’Arco, di Ulisse o di Enea, di Frà Cristoforo o dell’Innominato, del Gatto con gli Stivali o di Cenerentola, del Cavaliere della valle solitaria o di Cappuccetto Rosso, lo schema è più o meno sempre lo stesso. Certo ci sono martiri che diventano eroi, o santi in virtù del loro martirio e altri che riescono a diventarlo anche per molto meno.Altri ancora sono solo icone culturali rassicuranti e consolatorie. Tutti, però, vengono elevati alla gloria di essere diversi da “tutti gli altri”. E tutti gli altri sono coloro che non hanno compiuto le gesta gloriose: cioè non hanno testimoniato la propria fede o i propri ideali a prezzo del martirio o della libertà, non si sono ribellati alle ingiustizie e/o alla tirannia, non hanno combattuto contro regimi dispotici, non sono intervenuti a difesa dei diversi e dei più deboli e in alcuni casi sono diventati addirittura complici dei cattivi o sono rimasti assolutamente indifferenti ai crimini e ai soprusi perpetrati a danno di propri simili. Gli eroi o i santi, sia se periscono per mano dei cattivi ai quali si sono ribellati, sia se sopravvivono alle proprie gesta, sono sempre considerati dotati di coraggio e poteri speciali che legittimano l’unicità delle proprie azioni e legittimano l’indifferenza di “tutti gli altri”, che sono rimasti inerti o indifferenti solo perché privi del coraggio e dei poteri necessari a renderli eroi. A giustificare e a redimere il popolo dei peccatori/complici/inerti/indifferenti/farisei, per i cattolici fu necessario il sacrificio di Gesù, così come una lunga sequela di eroi e di santi si è resa necessaria per redimere e assolvere le innumerevoli complicità e indifferenze che hanno consentito atrocità e violenze inenarrabili per milioni di persone nel corso dei secoli passati. Purtroppo la realtà non sempre si rivela di facile lettura. Non sempre la linea di demarcazione che separa il bene dal male è così netta e non sempre gli eroi sono senza macchia e senza ambiguità. Tutti avremmo bisogno di narrazioni meno schematiche, meno consolatorie e meno auto-assolutorie. Nella storia millenaria di Homo Sapiens la linea di demarcazione che separa il bene dal male e la verità dalla menzogna ha subito numerosi spostamenti e con essa si è spostata anche la linea di demarcazione che separa un eroe da un criminale comune. Nel mondo che viviamo, sempre più povero di verità assolute e sempre più ricco di verità inventate, le uniche verità restano quelle negoziate e gli autentici supereroi sono coloro che ogni giorno, senza clamore e senza eroismi, svolgono le loro ordinarie attività in maniera straordinaria, testimoniando con la propria passione civile e i  propri comportamenti, i principi fondamentali di reciprocità, rispetto per la persona senza attributi e distinzioni, fraternità, uguaglianza e prossimità. In tal modo si difende anche la pace e la democrazia, compito eroico in questi tempi bui. Nel corso della Storia, i grandi processi di trasformazione sono sempre stati prodotti dalla capacità delle persone ordinarie di creare grandi reti di cooperazione su larga scala. Il valore esemplare prodotto da eroi e santi, in alcune fasi della storia ha concorso a innescare e/o a consolidare tali processi. Chi ha prodotto e consolidato il processo di cambiamento non è mai stato l’eroe solitario ma sempre la capacità degli uomini “comuni/ordinari” di cooperare per realizzare obiettivi condivisi o negoziati. Quando si vuole disinnescare il valore di un comportamento innovativo si distrugge il gruppo che lo ha prodotto e si trasforma in eroe o in santo il suo leader. In tal modo lo si estrae dalla comunità delle persone normali per collocarlo in un limbo extraumano dove non possono accedere le persone comuni. In tal modo le sue azioni diventano estranee al nostro mondo e perciò nessuno di questo mondo le potrà ripetere. Escono, cioè dal contesto dell’ordinario per diventare eccezionali e irripetibili. Noi abbiamo urgente bisogno di supereroi collettivi, difficili da santificare o da eliminare, capaci di fare cose che possono fare tutti, a condizione di volerlo. Viviamo tempi in cui ciascuno cerca la propria soluzione individuale a problemi collettivi affidandosi magari a un suo eroe o santo di giornata. Dobbiamo recuperare il valore delle soluzioni collettive ai problemi individuali. In tal modo si costruisce comunità e democrazia: non avremmo più bisogno di eroi e il supereroe saremmo tutti noi insieme.   

per citare questo articolo

Porfidio Monda:

Povero il Paese che ha bisogno di eroi,

n. 16 - I supereroi,

ISSN 2611-0210 Orione Cartaceo; ISSN 2611-2833 Orione online in formato accessibile

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