Il film del 2005, assolutamente godibile e a tratti divertente, emoziona e commuove e scorre leggero per 102 minuti sulle note di una colonna sonora bellissima che ricorda le musiche di Kusturica. Il giovane Jonathan, interpretato da uno straordinario Elija Wood, che conserva con maniacale meticolosità tutti gli indizi della sua esistenza, riceve dalla nonna morente una specie di amuleto di vetro colorato, appartenuto al nonno, che provvede immediatamente a conservare nel suo personale archivio della memoria. Questo amuleto, una vecchia foto ingiallita che ritrae il nonno da giovane insieme a una ragazza in un campo di girasoli e la parola Trachinbrod, che si presume indichi una località della campagna ucraina, sono gli unici indizi di una memoria sconosciuta che il giovane Jonathan decide di cercare. Oltre a Jonathan e ai suoi bizzarri compagni di viaggio, il giovane coetaneo Alex, ucraino di origini russe ballerino di braekdance, di origini russe, suo nonno autista di turisti ebrei e il suo cane psicopatico, protagonista assoluto del film, è il paesaggio della campagna ucraina e i suoi straordinari colori. Il viaggio è anche un itinerario dal buio dell’oblio alla luce del ricordo. Una luce inquietante che rivela tutti i peggiori incubi del passato, ma che consente a ogni protagonista, attraverso la conquista della memoria ritrovata, di dare un senso al proprio futuro. È infatti la luce della memoria che illumina gli oggetti inanimati riportando in vita attraverso di essi le persone che li avevano posseduti. La caparbia e necessaria ricerca del loro significato è anche un viaggio interiore di tutti i protagonisti del film che trovano nel passato i semi e il senso del loro futuro. Lo Shetetl di nome Trachimbrod, un tempo fatto di uomini e cose, oggi è solo un luogo della memoria. Ma è anche il luogo in cui i protagonisti del film scoprono di aver avuto origine. Ogni cosa è illuminata è un film sulla necessità della memoria in un modo che sta perdendo il senso della prospettiva perché totalmente concentrato sul presente. È anche uno straordinario film sull’Olocausto, dove non si vedono divise naziste e filo spinato ma nemmeno narrazioni consolatorie. È un pressante invito a dare luce al passato per illuminare il futuro, sempre e con la stessa meticolosità con la quale Jonathan cataloga quotidianamente tutti gli indizi della sua esistenza per non perderne memoria. Il cast è assolutamente straordinario, Elija Wood nel ruolo di Jonathan, Eugene Hurtz nel ruolo del giovane Alex, Boris Leskin nel ruolo del vecchio nonno e Laryssa Lauret nel ruolo di Lisa, la custode della memoria di “Trachimbrod”. Inutile dire che Il libro omonimo di Jonathan Safran Foer è altrettanto bello, se non di più.
|
Mi viene in mente il mio odiato professore del liceo — pace all’anima sua — e tutte le ore trascorse in quel corridoio pieno di spifferi per sottrarmi alla sua nauseante presenza.