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Comunicare con il corpo

12 Dicembre 2019
In Fondazione Sinapsi, per i miei bimbi sono Mari. Sono un educatore: lavoro per bambini non vedenti o ipovedenti o con disabilità complesse e per le loro famiglie, provenienti da diverse regioni (Campania, Basilicata e da qualche tempo anche Puglia), per gli insegnanti e gli operatori del territorio.

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Comunicare con il corpo

12 Dicembre 2019
In Fondazione Sinapsi, per i miei bimbi sono Mari. Sono un educatore: lavoro per bambini non vedenti o ipovedenti o con disabilità complesse e per le loro famiglie, provenienti da diverse regioni (Campania, Basilicata e da qualche tempo anche Puglia), per gli insegnanti e gli operatori del territorio.

Insieme all’équipe multidisciplinare, progettiamo interventi educativi rivolti a bambini di età scolare e prescolare, ed effettuiamo interventi precoci rivolti a bambini di età 0 – 4 anni, soffermandoci sulle esigenze di autonomia e comunicazione. Fondazione Sinapsi accoglie il bisogno di supporto delle famiglie, per sostenerle e incentivarle ad acquisire competenze educative. Allo stesso tempo lavoriamo interagendo con il territorio e con le istituzioni (i professionisti, le scuole, gli enti pubblici e privati), senza sostituirci ai servizi esistenti, coinvolgendoli anzi attivamente, per individuare un comune percorso educativo con obiettivi e metodologie chiari e condivisi, con tempi e criteri di valutazione stabiliti. Dalla rilevazione delle risposte fornite dal bambino durante gli incontri di osservazione, elaboriamo un programma socio-psico-educativo personalizzato e lo consegniamo alla famiglia, che a sua volta lo fa pervenire agli operatori territoriali. In esso sono stabiliti obiettivi a lungo e a breve termine, intorno ai quali concertiamo l’intervento delle agenzie educative. Il programma educativo viene periodicamente aggiornato con la famiglia e i professionisti di riferimento, durante verifiche in sede e sul territorio, per monitorare l’andamento dell’intervento e aggiornato ripartendo dagli obiettivi raggiunti fissati in precedenza, rilevando le abilità acquisite, adattandolo in modo sempre più preciso, alle esigenze del bambino. Uno degli elementi facilitanti e di continuità per me è il lavoro in équipe in sede e sul territorio. Nello specifico, le informazioni che raccoglie l’assistente sociale che si reca presso le famiglie e le affianca in tutti i contatti e i rapporti con il territorio, sono molto rilevanti in fase di programmazione di una attività da far svolgere a casa. Allo stesso modo, diamo particolare attenzione all’apporto dello psicologo per non trascurare le dinamiche relazionali che si innescano quando si lavora nei contesti all’interno di equilibri strutturati e di relazioni particolari. È altrettanto importante la collaborazione con l’ortottista, che ci supporta dando indicazioni per lavorare sul residuo visivo in modo funzionale, e all’occorrenza integrando le stimolazioni visive alle proposte educative con l’utilizzo di materiale specifico. Svolgo in aula incontri di intervento di osservazione, durante i quali propongo varie attività, funzionali a individuare le potenzialità da sviluppare in relazione alle risposte. Dalla valutazione di quanto emerso durante l’osservazione e in virtù della condizione psicologico-esistenziale della famiglia, l’équipe multidisciplinare concorda gli obiettivi su cui lavorare anche nei diversi contesti del bambino e della famiglia, in collegamento con i servizi e le realtà sociali territoriali. Successivamente possiamo prevedere incontri di trattamento educativo, per ottimizzare il processo di acquisizione di competenze specifiche, focalizzando il lavoro sugli obiettivi educativi di base quali: il mangiare autonomamente, il controllo degli sfinteri, la comunicazione con sistemi extraverbali — ad esempio segnaletico/oggettuale, pittografico — , abilità cognitive, comportamento… Di volta in volta riadattiamo il programma educativo in base al confronto con la famiglia e gli altri soggetti coinvolti. In alcuni casi è funzionale proporre incontri di laboratorio, in cui affianco altri professionisti dell’équipe come l’ortottista per il laborotorio visuo educativo, o con lo psicologo per il laboratorio tra fratelli; incontri di laboratorio per la costruzione del materiale utili alle attività in cui affianco insegnanti, o operatori o familiari del bambino; incontri di informazione alle figure di riferimento di ogni bambino; verifiche tecniche con operatori domiciliari. Quando incontro bambini con gravi pluridisabilità nell’offerta educativa rientrano anche le stimolazioni basali. La stimolazione basale è un metodo che promuove l’attuazione di diverse proposte di stimolazioni plurisensoriali mirate a creare uno spazio significativo per il bambino per esprimere le proprie capacità individuali — emotive, cognitive, motorie, sociali, comunicative e di espressione, per scoprire se stessi e il proprio corpo, per favorire un aumento della motivazione e dell’autostima e migliorare così la qualità della vita. Si parte dal dare particolare rilievo ai loro bisogni primari — tra cui quali il bisogno di contatto corporeo per poter fare le prime esperienze dirette, per poter percepire altri esseri umani, bisogno di essere avvicinati in modo semplice al mondo che li circonda, bisogno di una persona che permette di essere spostati, bisogno di essere capiti anche senza l’uso della parola — e alle capacità di interazione con il mondo esterno. Le stimolazioni basali aiutano a creare un ambiente armonioso e stimolante che permette al bambino di viversi e percepirsi come un essere umano attivo nel suo ambiente. Ai bambini che percepiscono e comunicano con il mondo esterno solo attraverso il loro corpo, che sono impossibilitati a compiere le azioni della vita quotidiana in modo autonomo, indipendentemente dall’età e dalla gravità delle proprie difficoltà, si offrono possibilità e stimoli, anche in assenza di prerequisiti visto che al bambino non si richiedono attività o conoscenze pregresse. Le stimolazioni basali infatti aiutano a compensare la mancanza di esperienze proprie, del movimento, dei vissuti con il mondo esterno. Partendo dal contatto corporeo che permette vissuti ed esperienze sensomotorie. «La semplice presenza fisica e vitale è quanto serve per poter accedere al processo di scambio basale». A questo proposito «si può fare riferimento ai primordi della capacità comunicativa, della percezione, della capacità motoria, dell’attenzione, dell’apprendimento…». In alcuni casi, in base all’attenta lettura delle esigenze delle famiglie che seguiamo, talvolta vengono programmati corsi di massaggio infantile AIMI (Associazione Italiana Massaggio Infantile) anche per i loro bambini. Il massaggio infantile AIMI è un modo esclusivo e privilegiato per comunicare e favorire un contatto profondo tra i genitori e il proprio bambino. Come insegnante attiva AIMI, durante i corsi di massaggio infantile, offro la possibilità di far apprendere ai genitori a massaggiare i propri bambini, oltre a favorire, a sostenere e a promuovere la comunicazione, la relazione d’amore e il contatto tra il bambino e i suoi genitori, «in modo che i genitori, i bambini e chi si prende cura di loro siano amati, valorizzati e rispettati dall’intera comunità mondiale». Durante il corso i genitori potranno avere più consapevolezza delle proprie capacità di leggere in modo più consapevole i segnali che il bambino manda loro, interpretandoli e dando risposte sempre più adeguate; sentirsi competenti nel rispondere a tali bisogni in modo attento e rispettoso, avendo conferma di essere loro stessi gli esperti dei propri bambini; viversi il pianto del bimbo con minor ansia e preoccupazione, come una forma di comunicazione da accogliere; essere accompagnati nel favorire un contatto corporeo precoce aiutando alcuni papà a far parte in modo naturale dell’eventuale rapporto privilegiato del bambino con la mamma. La famiglia è una risorsa preziosa nel percorso valutativo: ci fornisce le informazioni basilari su come il bambino vive la quotidianità, le sue abitudini, i suoi gusti, quello che gli piace fare… Una costante collaborazione con i genitori permette di attuare un intervento educativo efficace. Sapere da chi è composto il nucleo familiare, di quali supporti usufruisce o potrebbe usufruire diventa significativo nell’approntare un programma di intervento. La famiglia è in continua evoluzione e mette in atto risorse che variano col passare del tempo. Avere la consapevolezza del livello di adattamento dei genitori alla situazione, aumenta la possibilità di programmare attività di formazione rispondenti ai loro bisogni. Oltre al coinvolgimento attivo dei genitori, puntiamo anche a collaborare con la scuola come risorsa aggiuntiva, sia nella fase di valutazione che di progettazione educativa, per determinare un’alta probabilità di condivisione del progetto e per una buona riuscita del processo di inclusione. La scuola ha una funzione importante nel favorire il processo di crescita della persona; talvolta è l’unica risorsa a disposizione. Per un bambino non vedente, avere a disposizione informazioni tattili e/o esterocettive che possano aiutarlo a muoversi meglio nell’ambiente scolastico, diventa importante per incrementare i suoi livelli di autonomia. Per questo c’è sempre la possibilità di confronto per adattare in maniera funzionale gli ambienti scolastici — aula, bagno…, in modo da favorire al massimo la fruizione degli stessi. Talvolta vi è la necessità di una diversa strutturazione del percorso formativo, per favorire lo sviluppo di abilità integranti e rispondere meglio alle esigenze della persona. Uno degli elementi significativi per il raggiungimento degli obiettivi e l’attuazione del progetto socio psico educativo, è la possibilità di collaborare con un operatore domiciliare del territorio di appartenenza della famiglia. Ciò consente di realizzare una programmazione più realistica e precisa e di aggiornarla più spesso, avendo l’opportunità di conoscere in maniera più dettagliata le risorse presenti a casa e le modalità di applicazione, anche in relazione alla partecipazione più o meno attiva delle altre figure professionali di riferimento. Gli incontri con gli operatori rappresentano un ulteriore momento di verifica relativamente agli obiettivi individuati, nonché l’occasione di poter mettere a disposizione il loro contributo nella programmazione. La collaborazione con l’operatore domiciliare è auspicabile anche in tutti i casi in cui sono presenti problemi di comportamento che, in genere, sono più evidenti proprio a casa. La presenza di una figura estranea agli equilibri interni del nucleo familiare è un elemento favorevole per la promozione di una maggiore coerenza all’interno di quel determinato contesto. Dal punto di vista educativo i risultati, in termini di obiettivi raggiunti, sono sempre positivi. I genitori sono maggiormente supportati soprattutto per lo svolgimento di tutte quelle attività per le quali si coinvolge in primo piano la famiglia, quindi tutto ciò che riguarda l’ambito dell’autonomia personale e l’acquisizione delle condotte di base. Lavorare in rete permette un significativo aumento dei livelli di fiducia della famiglia nei confronti della Fondazione Sinapsi; il rapporto diventa intenso e la Fondazione Sinapsi stessa risulta uno dei referenti primari della famiglia per gli aspetti del percorso educativo del bambino. Nel processo evolutivo dell’intervento dell’équipe talvolta emergono elementi di criticità, come quando non sono presenti figure di riferimento sul territorio o si verificano interruzioni prolungate del servizio domiciliare territoriale, o vengono spostate o annullati gli incontri di monitoraggio in sede; in tal caso possono emergere delle difficoltà oggettive che rallentano il raggiungimento degli obiettivi programmati. Di conseguenza anche il mio lavoro viene modificato continuamente da tutte le variabili che incidono nella quotidianità del bambino e della famiglia. A volte bisogna ricalibrare tutti gli obiettivi programmati, dando la priorità a una esigenza sopraggiunta al momento, a volte bisogna accantonare qualche attività e fare un passo indietro per una particolare condizione clinica che si presenta, a volte arrivano le vacanze e la famiglia stacca per un periodo… Dall’altro lato, per queste e altre situazioni, ciò che può essere considerato un punto di forza è la possibilità che mi viene data in Fondazione di rappresentare un elemento di continuità per la famiglia che ci viene affidata in modo da seguire un bambino nel tempo, e di poter accompagnare nelle varie fasi di crescita che attraversano. Ripenso a tutti i professionisti che nel tempo mi hanno affiancato in Fondazione e sul territorio e alle famiglie che ho seguito. Ciò che mi auguro è di riuscire a custodire ciò che mi hanno insegnato, ad avere sempre presente il loro esempio per esserne all’altezza, e che mi si continui a dare la possibilità di confronto in équipe, di contatto con le famiglie e con le varie figure di riferimento. Mi auguro di avere chiaro sempre lo stesso obiettivo con cui ho iniziato a fare questo lavoro, e continuare a essere per loro Mari di Percorso Verde.

NOTE

[1] Andreas Fröhlich: Basale Förderung. In: Georg Antor/Ulrich Bleidick (Hrsg.): Handlexikon der Behindertenpädagogik. Schlüsselbegriffe aus Theorie und Praxis — Stuttgart: Kohlhammer — 2006

[2] Ibidem

[3] Vimala McClure: Massaggio al bambino Messaggio d’amore — Bonomi Editore — 2014

LINK UTILI

Associazione Italiana Massaggio Infantile

Stimolazione basale

per citare questo articolo

Maria Rosaria Auto:

Comunicare con il corpo,

n. 18 - Lavoro,

ISSN 2611-0210 Orione Cartaceo; ISSN 2611-2833 Orione online in formato accessibile

In questo numero

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Era il 1970 quando, sullo sfondo delle note di Working class hero di John Lennon, usciva la legge n. 300/1970, conosciuta anche come Statuto dei lavoratori, recante «Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale dei luoghi di lavoro e norme sul collocamento».

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Quello che vorrei comunicare non è una teoria sul lavoro ma una riflessione, prima di tutto, sulla mia esperienza di lavoro in rapporto con quello che io sono. Infatti la prima premessa del lavoro è proprio la presenza di uno che dica: «io».