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Oscar di Montigny

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Il tempo dei nuovi eroi

18 Aprile 2019
La nostra generazione ha la fortuna di vivere un vero e proprio cambiamento di era e di assistere alla scomparsa definitiva di una dimensione che per noi umani era diventata la normalità.
Oscar di Montigny

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Il tempo dei nuovi eroi

18 Aprile 2019
La nostra generazione ha la fortuna di vivere un vero e proprio cambiamento di era e di assistere alla scomparsa definitiva di una dimensione che per noi umani era diventata la normalità.

La definisco una grande fortuna perché credo sia un momento bellissimo e interessantissimo per essere vivi. Una fase che qualunque essere umano dotato di un minimo di curiosità vorrebbe vivere, una vera e propria rivoluzione. Al tempo stesso, però, è un passaggio caratterizzato da una grande pressione psicologica sulle nostre vite, dalla quale possiamo sfuggire solo attraverso un percorso educativo interiore che prenda poi forma nelle nostre manifestazioni esteriori, nella nostra relazione col mondo: la nostra vita è la nostra società fatta da tutte quelle entità che aggregano le persone. La sfida di domani, per poter cavalcare il cambiamento ed evitare di subirlo, sarà soprattutto culturale. Non sarà una sfida impossibile, però sarà molto complicata. Io la definisco una sfida personale-culturale perché questo cambiamento, per potersi affermare senza violenza, prima che nella società dovrà manifestarsi nella coscienza delle persone che rappresentano quell’unità monocellulare di cui sono composte le entità che a loro volta compongono la società stessa (famiglia, governo, istituzioni, aziende). Quindi è necessario cambiare, evolvere e arricchire la nostra personale prospettiva, ora che siamo in una fase storica in cui stanno cambiando i paradigmi dell’intera società. È in corso d’opera un’evoluzione dei meccanismi che finora hanno regolato il tessuto sociale, culturale ed economico. Per questo ognuno di noi deve capire se vuole essere protagonista attivo di questo cambiamento oppure subirlo passivamente. Per questo amo parlare di ri-evoluzione delle coscienze. L’Eroe è per sua natura il protagonista, è colui che vive la storia, quello che compie il viaggio, non importa se fisico o mentale. È quello che di solito agisce, che protegge e serve. Più che la forza o il coraggio, la sua virtù è il sacrificio: la capacità di saper rinunciare a qualcosa di prezioso — anche la propria vita nei casi più estremi — per un ideale o per la comunità. È spinto da impulsi universali, guidato da valori ma non per questo senza difetti. Proprio la sua imperfezione e la sua incompiutezza — il tallone per Achille, per esempio — rappresentano il vero punto di partenza della sua avventura, il suo .0, e con essi il confronto-scontro è costante ma è solo grazie a essi che il personaggio impara e cresce lungo un percorso di apprendimento continuo. È colui che trova la forza di confrontarsi con la metamorfosi, con il cambiamento, e infine con la morte. Un Eroe è un uomo semplice. Più che essere forte e potente è colui che compie uno straordinario e generoso atto di coraggio, che comporti o possa comportare il sacrificio consapevole di sé stesso, allo scopo di proteggere il bene altrui o il bene comune. È ogni persona realmente dedita a rendere questo mondo un posto migliore per tutti. L’antagonista, il “cattivo”, è la forza del lato oscuro insito in ciascuno di noi. Sono i mostri del nostro mondo interiore, le idee più buie e gli istinti più bassi che ci frenano e ci tengono fermi inchiodati alle nostre paure.

La copertina del libro Il tempo dei nuovi eroi di Oscar di Montigny, edizioni Oscar Bestseller Mondadori
La copertina del libro Il tempo dei nuovi eroi di Oscar di Montigny, edizioni Oscar Bestseller Mondadori

ESSERE PERSONE MIGLIORI

Per essere persone migliori bisogna dare importanza all’educazione. Credo che il talento primario di cui siamo stati dotati come esseri umani e che dovremmo onorare al massimo delle nostre facoltà, sia la capacità di saperci valorizzare nella collettività. Credo che la comunità di cui ciascuno di noi fa parte, e di cui la famiglia è stata finora la massima espressione, sia il riferimento per eccellenza che abbiamo per capire il nostro reale valore. La famiglia è il luogo in cui possiamo misurarci per quello che veramente siamo. Educare i nostri figli a essere migliori di noi è sicuramente un’impresa complessa ma se i nostri figli non fossero migliori di noi ma fossero identici a noi, o addirittura peggiori di noi, e se noi avessimo riprodotto pedissequamente su di loro il modello di nostro padre e lui, a sua volta, fosse la riproduzione di quello di nostro nonno, significherebbe che per quattro generazioni la nostra famiglia non avrebbe in alcun modo contribuito all’evoluzione della nostra specie. Credo che dovrebbe appassionarci invece l’idea di contribuire alla collettività sostenendo chi arriva dopo di noi a essere migliore di noi, vivendo con intensità sia le gioie sia le sofferenze. Per questo cerco di accogliere ciò che mi viene offerto come fosse un dono, cercando di immaginarmi di essere anche io un dono per gli altri: è questo ciò che mi ha sempre sostenuto nel tentativo di dare un senso alla vita. Ogni volta che incontri e poi lasci qualcuno, lascialo migliore di prima che lo incontrassi: questo è per me sentirsi un dono.

PROTAGONISTI DEL CAMBIAMENTO

Ritengo che un luogo importante per essere protagonisti attivi del cambiamento potrebbe essere rappresentato dalle aziende: organismi, strutture, in grado di aggregare persone che viaggiano verso uno scopo comune, luoghi che rappresentano ancora un collegamento importante tra il singolo e la sua comunità di riferimento. Le aziende sono agglomerati di persone che non hanno la pesantezza degli apparati statali o delle organizzazioni sovra-governative che si traducono spesso in lentezza dei processi e incapacità di prendere decisioni e assumersi responsabilità. Di contro, non hanno la reattività della società civile, che tuttavia sconta la sua oramai conclamata frammentarietà e mancanza di identità unitaria. Per questo motivo trovo che le aziende siano un’eccellente mediazione tra la società civile e l’apparato statale, un soggetto cruciale per far accadere le cose e guidare questo cambiamento da protagoniste. Per far sì che si realizzi un’evoluzione positiva, le aziende devono iniziare a occuparsi non solo del proprio vantaggio ma anche del vantaggio della comunità a cui fanno riferimento, cioè quello in cui operano e dal quale attingono le risorse umane. Il futuro sarà di quelle aziende che riusciranno a prendersi cura di loro stesse, dei propri clienti ma al contempo anche della collettività. In tutto questo l’uomo, quindi il suo pensiero, le sue emozioni e le sue aspirazioni, elemento artistico su cui far convergere una profonda riflessione, deve essere posto al centro di tutto. Le sue potenzialità sono enormi purché, in questo tempo, non resti soggiogato dalla tecnologia e accecato dall’ambizione. Siamo stati capaci di inventare tecnologie che consentono in breve tempo di risolvere problemi considerati insormontabili fino a qualche decennio fa e che al contempo potrebbero produrre enormi vantaggi personali per chi li ha risolti. Oggi il tema centrale non è più quello dell’accelerazione, che è oramai scontata, ma la necessità di dare il giusto orientamento a questa straordinaria velocità. «La velocità non conta se vai nella direzione sbagliata», diceva Gandhi. Per questo, oggi più che mai, l’uomo e il suo pensiero devono stare al centro, in cabina di regia. Ci sono grandi opportunità di evoluzione già visibili alla soglia di questa nuova era e bisogna combattere il rischio di quell’inesorabile schianto che ci aspetterà se continueremo a procedere nel verso opposto a quello del bene comune. Far accadere le cose non è mai semplice e spesso l’uomo vive inseguendo questo obiettivo senza mai centrarlo veramente. Il far succedere significa non sottomettersi al destino, a un’impostazione deterministica della realtà, e trova il suo senso nella libertà di esprimersi andando alla ricerca di ciò che può migliorarci. Significa lottare con i propri mezzi affinché quel destino che ci spetta possa essere plasmato dalle nostre azioni, dalle nostre scelte, che non sono infinite, ma che ci lasciano intravedere uno spiraglio di libertà. Ma allora, se l’innovazione è semplice e porta vantaggi, perché le persone sono restie al cambiamento favorevole? Quali sono le paure con cui bisogna confrontarsi e cosa bisogna vincere?

Oscar di Montigny al SingularityU Summit di Milano
Oscar di Montigny al SingularityU Summit di Milano

Quando nella mia vita mi sono osservato incapace di essere protagonista attivo del cambiamento mi sono scoperto, nelle profondità del mio istinto e della mia psiche, preda della paura di perdere ciò che avevo, di perdere ciò che ero. In realtà avevo sostanzialmente paura di provare dolore. Il dolore è l’effetto dell’attaccamento che abbiamo alle cose e l’attaccamento a esse si fonda su un’illusione: l’eternità. Noi ci illudiamo di essere eterni. Ma quando invece riusciamo a cogliere l’idea che tutto su questo mondo è a scadenza, immediatamente si placa quell’affanno prodotto nel cercare di accumulare incessantemente cose che non avremo nemmeno il tempo di consumare né di godere. Quello che stiamo vivendo in questi anni è un periodo di forti e inusuali sollecitazioni. Ho la netta sensazione che menti, cuori e corpi delle persone siano raggiunte da stimolazioni inaspettate e di difficile comprensione ai più. Spesso sento le persone dire: «…quando finirà?».

Ho la percezione che il sentimento di preoccupazione sia pronto a diventare paura. Di qualcosa che non si conosce, ma che si sa che accadrà e che, una volta accaduto, si teme di non poter comprendere. Qualcosa che ci costringerà a una perdita, a un distacco, a una sofferenza insostenibile, se non perfino alla morte, che peraltro è sempre la più ovvia delle certezze. Da un’attenta lettura dei corsi e ricorsi storici si può notare come il sistema sociale — e conseguentemente i sistemi politico ed economico — sia stato spesso fondato e poi controllato, ricorrendo a idee e azioni che generavano nella gente sempre lo stesso sentimento: la paura. Il processo è sempre lo stesso e dura anni, a volte interi secoli. Osservando sia gli altri sia la mia vita, ho riscontrato come la paura rappresenti inizialmente uno stato psichico che solo in seguito prende forma fisica oltre che nei sentimenti e nei pensieri. E mi sono chiesto come evitare di restare in questo stato che era per me di assoluta inutilità perché non produceva nulla di nutriente per la mia vita, dato che la paura rende passivi e immobilizza. Dunque, la questione non è come fare a non aver paura ma come interrompere il processo che la genera. Visto che tutto ha origine nell’attaccamento che abbiamo a quei riferimenti su cui costruiamo la nostra sicurezza e la nostra identità: cose, idee, sentimenti, persone, oggetti, luoghi, abitudini… insomma tutta la nostra vita con la quale siamo costantemente identificati perché solo in essa ci riconosciamo, perché solo essa noi siamo, provando a liberarci da questa illusione, il potere che tutti quei riferimenti hanno su di noi immediatamente diminuisce, fino ad avere la sensazione che possano veramente perdere efficacia del tutto. E nella sua estinzione c’è il seme dell’estinzione del dolore che il distacco da essi altrimenti genererebbe. Il dolore è effetto dell’attaccamento che abbiamo alle cose e l’attaccamento a esse si fonda sull’illusione dell’eternità.

PROGETTI FUTURI

Recentemente ho costituito una società benefit, BYE – Be Your Essence, con altri 37 amici fra manager, imprenditori e liberi professionisti.  BYE è una rete di professionisti che opera in tutti gli ambiti della società e dell’economia, dalla consulenza all’educazione, all’arte e cultura, affermando nelle soluzioni e nei prodotti e servizi proposti la centralità assoluta dell’Essere Umano, della sua Essenza e dei valori che intimamente lo abitano. Modelli organizzativi, modelli didattici, mostre ed eventi, prodotti innovativi. Tutto accomunato da una visione di economia orientata al Bene, per una rigenerata sostanza di felicità. La nostra visione esprime un proposito nobile. Non si può vivere la propria vita disinteressandosi delle conseguenze delle proprie azioni sulle altre persone in questo pianeta. BYE esiste per dare forma a una nuova idea, a un nuovo linguaggio di successo, di ricchezza, di prosperità, di economia, per una rigenerata sostanza di felicità. BYE esiste per rimettere a fuoco l’attenzione delle persone rispetto alla condizione propria, della società e del nostro pianeta. Per rimettere l’Uomo e la sua coscienza al centro del nostro sistema economico e sociale. Per diffondere la forza di una vita vissuta per-il-bene, convinti che ogni nostra piccola azione, ogni piccolo gesto può produrre grandi cambiamenti a lungo termini sull’intero sistema. BYE vuole trasformare l’economia, la società in cui viviamo, la vita delle persone, orientandole all’Amore e alla Pace. Vuole informare/divulgare (per colmare gap e asimmetria informativa), formare-educare, orientare (consulenza) e progettare. Per fare questo, si occuperà di progetti, prodotti e servizi che siano in grado di assicurare la sostenibilità del nostro pianeta e il benessere di tutti gli esseri viventi. Attingendo a filosofia, arte e scienza, BYE opererà in tutti gli ambiti dell’economia, in modo particolare in quelli che hanno un più profondo impatto sul vivere: Formazione, Arte e Cultura, Architettura e Design, Eventi, Moda, Cibo, Legal, Musica e Spettacolo, e molto altro. Cerchiamo compagni di viaggio! Chi vuole aggregarsi mi contatti pure sui miei profili social.

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per citare questo articolo

Oscar di Montigny:

Il tempo dei nuovi eroi,

n. 16 - I supereroi,

ISSN 2611-0210 Orione Cartaceo; ISSN 2611-2833 Orione online in formato accessibile

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